Belluno, restituito ai Musei Civici il dipinto di Antonio Solario rubato nel 1973


Restituito ieri, a più di cinquant’anni dal furto del 1973, il prezioso dipinto di Antonio Solario, una Madonna col Bambino di fine Quattrocento, che venne rubato dai Musei Civici di Belluno. L’opera rimane adesso in mostra una settimana prima di andare sotto restauro.

È stata restituita ai Musei Civici di Belluno, a più di cinquant’anni dal suo furto, la Madonna con Bambino di Antonio Solario (Chieti o Venezia, 1465 circa – Napoli, 1530), che era stata rubata nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1973 dalle sale del museo del capoluogo dolomitico insieme a diverse altre opere della collezione civica. La restituzione è stata celebrata nel primo pomeriggio del 21 luglio 2025, presso Palazzo Fulcis a Belluno, dove si è svolta una cerimonia sobria ma significativa alla presenza del sindaco Oscar De Pellegrin, delle autorità provinciali e del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale

La tempera su tavola, con dimensioni di 86×67 cm, era stata acquisita dal museo bellunese nel 1872, donata dal medico Antonio Giampiccoli, e in passato figurava attribuita a Giovanni Bellini, dopodiché l’ipotesi è stata rivista e la tavola è stata definitivamente assegnata a Solario con accordo unanime degli studiosi. L’opera, realizzata tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, evoca i modi della scuola veneziana, sintesi raffinata di culto sacro e precisione simbolica.

A seguito del furto del 1973 si persero le tracce del dipinto, contrariamente ad altri che furono recuperati poco dopo in Austria; soltanto nel 2017 l’opera tornò alla luce in Gran Bretagna, grazie a un tentativo di vendita in un’asta regionale inglese presso la casa Keys Fine Art di Norwich. La segnalazione della casa d’aste, associata a un controllo confrontato con le banche dati dei Carabinieri TPC, ne permise l’individuazione. Da quel momento è iniziato un lungo percorso di recupero. Il Nucleo Carabinieri TPC di Venezia, coordinato con la Procura di Belluno, la Soprintendenza per Venezia e il Ministero della Cultura, avviò indagini per esportazione illecita e ricettazione, dunque le autorità italiane emisero rogatorie e si avvalsero del supporto di Eurojust, per poi ottenere il sequestro extragiudiziale presso l’ambasciata italiana a Londra nel maggio del 2025.

La detentrice dell’opera risultò essere una cittadina britannica, Barbara de Dozsa, inconsapevole della provenienza illecita del dipinto. A seguito di un accordo stragiudiziale, l’opera è stata restituita spontaneamente, evitando lungaggini giudiziarie tra le autorità inglesi e italiane. Tuttavia, all’inizio sembrava che le cose non dovessero andare proprio lisce, come ha raccontato il Guardian. Sul versante britannico, infatti, la vicenda aveva segnato alcune fasi complesse.

Antonio Solario, Madonna col Bambino (1490-1502; tempera su tavola, 86×67 cm; Belluno, Musei Civici)
Antonio Solario, Madonna col Bambino (1490-1502; tempera su tavola, 86×67 cm; Belluno, Musei Civici)

Dopo il ritrovamento e il tentativo di vendita nel 2017, la Polizia del Norfolk sequestrò il quadro, ma lo restituì nel 2020 alla detentrice. Ciò accadde a causa delle implicazioni legali relative alla Limitations Act del 1980, che poteva legittimare un possesso acquisito oltre sei anni prima, a patto che l’acquisto fosse stato in buona fede: il marito della proprietaria, l’adesso defunto barone de Dozsa, aveva infatti acquistato l’opera in buona fede nel 1973, subito dopo il furto. È stato grazie alla mediazione dell’avvocato Christopher Marinello, fondatore di Art Recovery International (organizzazione che si occupa di opere d’arte rubate) e specializzato nel diritto dell’arte, che l’opera ha potuto far ritorno in Italia: Marinello infatti convinse Barbara de Dosza a restituire l’opera, tornata in Italia solo oggi, dopo otto anni dal suo ritrovamento, a causa di alcune complicazioni burocratiche nello scambio dei documenti tra Italia e Inghilterra.

Inizialmente la proprietaria attendeva un rimborso per le spese legali affrontate oppure una cifra equivalente al valore corrente della tela, stimato attorno ai 100mila euro. Marinello e le autorità italiane sono riusciti infine a convincerla, e De Dozsa ha rinunciato a ogni diritto sull’opera: il dipinto, del resto, essendo schedata nel database dei Carabinieri delle opere d’arte rubate, non era vendibile né trasportabile legalmente, e un accordo extragiudiziale consentiva il rientro senza contenziosi. “Mi ha restituito la fiducia nell’umanità, quando oggi così tanti possessori di opere d’arte rubate cercano di tenersele strette. Nonostante i diritti della vittima, la gente non prova più alcuna compassione e lei ha dimostrato il contrario”, ha dichiarato Marinello al Guardian. “Quando si tratta di restituire opere d’arte rubate e fare la cosa giusta, posso essere fastidioso e insistente. Ma alla fine, la decisione è stata di Barbara de Dozsa, e ha scelto saggiamente”.

Anche la mediazione di Arte Generali, business unit del Gruppo specializzata nella protezione delle collezioni d’arte, degli oggetti di valore, della casa e del patrimonio immobiliare, che ha reso possibile il recupero con una donazione che è servita per coprire i costi del trasferimento, ha giocato un ruolo decisivo.

Il conservatore del Museo, Carlo Cavalli, ha riferito che il dipinto, a seguito del sequestro e degli anni in trasloco, mostra alcuni segni di sofferenza, in particolare movimenti del supporto ligneo che hanno provocato fratture alla superficie pittorica con perdita di materiale. Per questo è stato deciso di esporlo al museo soltanto per una settimana, fino al 27 luglio, prima di affidarlo ai restauratori.

Altre opere sottratte nel 1973, tra cui una seconda “Madonna con Bambino” di Placido Fabris, opera del XIX secolo, restano ancora fuori dal patrimonio pubblico, inserite anch’esse nei database dei beni illecitamente sottratti. Marinello ha invitato la comunità internazionale a segnalare qualsiasi avvistamento relativo a questi dipinti.

La cerimonia di restituzione del dipinto
La cerimonia di restituzione del dipinto

Dichiarazioni

Il sindaco di Belluno Oscar De Pellegrin ha dichiarato: “Il ritorno a Belluno di un capolavoro come quello di Antonio Solario rappresenta molto più di un successo istituzionale: è una vittoria morale e culturale per tutta la nostra comunità. Restituire questo dipinto alla Città significa restituirle un frammento della sua identità, della sua storia e della sua anima. In un’epoca in cui tutto sembra essere rapido e fugace, recuperare un’opera trafugata oltre cinquant’anni fa ci ricorda quanto siano importanti la memoria, la perseveranza e il senso di appartenenza. Desidero ringraziare con profonda gratitudine tutte le Istituzioni che hanno collaborato con dedizione e professionalità: il Ministero della Cultura, l’Arma dei Carabinieri, l’Autorità giudiziaria, ARTE Generali e il suo network distintivo di professionisti e tutte le persone che, con discrezione e impegno, hanno reso possibile questo risultato. Da oggi, questa opera d’arte non è solo un tesoro ritrovato: è un simbolo vivo di giustizia, di legalità e di amore per il bene comune. E sarà nostra cura restituirlo alla cittadinanza con il rispetto, il valore e la dignità che merita”.

L’Assessore alla Cultura del Comune di Belluno, Raffaele Addamiano, afferma: “Sono davvero felice di aver contribuito alla riuscita di questa lunga e difficile azione di recupero di un bene fondamentale per l’Arte Bellunese, Veneta e Italiana. Fin dal nostro insediamento avvenuto tre anni orsono ci siamo impegnati con costanza e con zelo nella complessa operazione di recupero del prezioso e bellissimo dipinto quattrocentesco di Antonio Solario, rubato nel lontano agosto del 1973 al vecchio museo civico presso il Palazzo dei Giuristi. Come spesso accade in questi frangenti, il gioco di squadra ha permesso di raggiungere l’ambito traguardo di mettere, nello specifico, in pratica quanto disposto dall’Articolo 9 della Costituzione Repubblicana in tema di cura e tutela del Patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutto ciò a esclusivo beneficio della nostra antica Città, di tutti i suoi Cittadini e, infine, di un’offerta culturale autenticamente libera, aperta e plurale. Ci sono stati in questi lunghi mesi momenti difficili e, tuttavia, come fanno sempre le genti di montagna, non ci siamo mai arresi. Ora possiamo tranquillamente affermare con soddisfazione che adesso la Cultura nella cosiddetta Città Splendente ha un assoluto valore aggiunto che fa finalmente giustizia di un remoto torto subito”.

Italo Carli, Responsabile di ARTE Generali in Italia, ha affermato: “Questo soddisfacente risultato evidenzia il ruolo critico della restituzione operativa: il lavoro meticoloso e collaborativo necessario per tracciare, recuperare e restituire le opere d’arte non solo al loro legittimo proprietario ma a tutta la comunità. Come Generali, il nostro compito è quello di proteggere: proteggiamo le opere d’arte, con ARTE Generali, la business unit del Gruppo dedicata ai collezionisti d’arte e alle istituzioni museali a livello globale attraverso soluzioni assicurative; proteggiamo le emozioni, con Valore Cultura, il progetto di Generali che in Italia si impegna a sostenere l’arte e la cultura per renderle accessibili a un pubblico sempre più ampio”.

Il Colonnello Enrico Pigozzo, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Belluno, ha detto: “Si trattava evidentemente di un caso complesso, sul quale vi era in corso una delicata dinamica interlocutoria tra l’Autorità Giudiziaria italiana e quella inglese. La delicatezza del caso imponeva grande attenzione, ma soprattutto la necessità di non demordere rispetto alla sua complessità. Direi che la parola chiave del risultato di oggi è stata proprio ‘determinazione’, la volontà di tutti, e sicuramente dell’Arma, di giungere al risultato di oggi, ovvero restituire un simbolo di Belluno ai suoi cittadini. E quando abbiamo realizzato che eravamo al punto finale, grazie all’indispensabile ruolo avuto dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, abbiamo ulteriormente rafforzato il coordinamento tra tutti gli attori, finché una sera, ho ricevuto il messaggio che l’opera era nell’Ambasciata Italiana di Londra, finalmente in suolo italiano, pronto per tornare a casa”.


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