Roma, vent'anni d'arte tra 1950 e 1970: una mostra in collaborazione tra due importanti gallerie


Una mostra nata dalla collaborazione tra Antonacci Lapiccirella Fine Art e Matteo Lampertico ripercorre vent’anni di sperimentazioni, trasformazioni e linguaggi nella capitale, con opere di Accardi, Schifano, Kounellis, Leoncillo e altri protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra.

Un’indagine visiva che attraversa due decenni cruciali per la scena artistica italiana prende forma nella mostra 1950 – 1970. Due decenni di arte a Roma, promossa da Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma e Matteo Lampertico di Milano. L’esposizione, dal 13 maggio al 13 giugno 2025, si propone come una ricognizione puntuale su vent’anni di attività e sperimentazioni nella capitale, mettendo in relazione protagonisti affermati e pratiche artistiche che hanno segnato un’intera generazione. Ne emerge il ritratto di una città in fermento, capace di fungere da crocevia di tendenze internazionali, terreno di scambio e laboratorio di idee in costante evoluzione. A introdurre il percorso è Centralinista (1949), una delle sculture più rappresentative di Leoncillo Leonardi.

L’opera, realizzata in ceramica, testimonia il linguaggio cubista che, all’indomani della guerra, domina la scena internazionale. In Centralinista, la materia si piega a una tensione plastica ordinata, dove i volumi si frammentano e ricompongono seguendo una logica formale rigorosa, in perfetta aderenza con le istanze del cubismo. Il lavoro di Leoncillo, in questa fase, si colloca all’interno di un più ampio ritorno all’ordine che caratterizza l’immediato dopoguerra, ma ne anticipa al contempo le future rotture. L’evoluzione verso l’informale è testimoniata da una selezione di opere di Afro, Scialoja e Mimmo Rotella. Le geometrie si dissolvono progressivamente in una scrittura pittorica più fluida, talvolta affidata al colore, altre volte a un segno graffiante ed energico. In Il pendolo (1962) e Sottobosco 2 (1965), Afro affronta una pittura che si svincola dalla costruzione prospettica e dal disegno, abbracciando una dimensione cromatica pulsante e autonoma. Il passaggio all’informale non implica solo una svolta stilistica, ma rappresenta anche una diversa concezione del quadro, visto ora come superficie sensibile, campo d’azione più che di rappresentazione.

Afro, Il Pendolo (1962)
Afro, Il Pendolo (1962)
Jannis Kounellis, 1960-62
Jannis Kounellis, 1960-62

Il decennio successivo segna l’inizio di una fase più radicale, nella quale Roma diventa punto nevralgico per le nuove tendenze che animeranno l’arte contemporanea. Due figure emergono con forza: Mario Schifano e Jannis Kounellis. Dello Schifano dei primi anni Sessanta viene presentata En plein air (1963), opera in cui l’artista mescola suggestioni pubblicitarie e tradizione pittorica. Le immagini, pur derivate dalla comunicazione di massa, si ricompongono in un gesto pittorico ancora personale e materico, lontano da ogni meccanismo riproduttivo. La ricerca di Kounellis si concentra invece sul tema del linguaggio e dei suoi codici. In mostra figura uno dei suoi Alfabeti, composizioni in cui numeri e segni matematici scuri vengono stampigliati su fondo bianco.

Il lavoro di Kounellis, ancora lontano dalle installazioni che lo renderanno celebre negli anni successivi, si sviluppa in parallelo con quello di Gastone Novelli, il cui interesse per il linguaggio si declina in forme differenti. In Campo dei giochi (1965), opera destinata a figurare nella prossima retrospettiva che Ca’ Pesaro dedicherà all’artista, Novelli dissolve ogni ordine sintattico. Le parole fluttuano nello spazio pittorico, svincolate da ogni funzione comunicativa. Non esiste più una gerarchia tra figura e testo, né un orientamento spaziale definito. La tela diventa superficie di scrittura libera, luogo in cui il segno assume valore poetico proprio per la sua ambiguità. È un linguaggio “altro”, che si sottrae alla logica razionale per aprirsi a nuove possibilità espressive.

Leoncillo Leonardi, Centralinista (1949)
Leoncillo Leonardi, Centralinista (1949)
Gastone Novelli, Il campo dei giochi (1965)
Gastone Novelli, Il campo dei giochi (1965)

Una sezione della mostra è dedicata a due figure fondamentali dell’arte italiana del dopoguerra: Bice Lazzari e CarlaAccardi. A lungo marginalizzate dalla storiografia ufficiale, oggi le loro opere sono oggetto di crescente attenzione critica e collezionistica. Bice Lazzari sviluppa una ricerca coerente e personale sul segno e sul ritmo, mentre Carla Accardi introduce nel suo lavoro materiali innovativi, come il sicofoil, un derivato plastico prodotto dall’industria chimica italiana degli anni Sessanta. Di Accardi è esposta una delle opere in sicofoil, testimonianza della sua capacità di fondere sperimentazione tecnica e tensione formale, aprendo nuovi orizzonti alla pittura.

La mostra si articola lungo un tracciato che mette in luce le principali trasformazioni del linguaggio artistico romano tra il 1950 e il 1970, seguendo l’evoluzione dal rigore geometrico del secondo dopoguerra alle tensioni informali, fino all’irruzione di una modernità sempre più consapevole del potenziale concettuale del linguaggio. Roma, in quel ventennio, si configura come luogo privilegiato di scambio tra artisti, galleristi, critici e intellettuali. È una città aperta alle influenze internazionali, ma anche profondamente radicata nella propria tradizione.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostra1950 – 1970. Due decenni di arte a Roma
CittàRoma
SedeAntonacci Lapiccirella Fine Art
DateDal 13/05/2025 al 13/06/2025
ArtistiArtisti vari
TemiNovecento, Arte contemporanea

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