Dal 13 dicembre 2025 il Castello di Agliè (Torino), parte delle Residenze reali sabaude, presenta al pubblico un raro e prezioso nucleo di ventuno dipinti giapponesi dell’Ottocento, restituiti alla loro originaria intensità espressiva dopo un importante intervento di restauro. Le opere provengono dalla collezione del duca Tomaso di Savoia-Genova e vennero acquistate in Giappone nel corso del viaggio compiuto tra il 1879 e il 1881 al comando della corvetta Vettor Pisani. Rane musicanti intente a suonare tamburi, corvi, cortigiane con il parasole, donne allo specchio e uomini sospesi in volo su una mongolfiera tornano oggi visibili grazie a un nuovo allestimento, distribuito tra l’anticamera della Sala Cinese e la Sala Cinese.
Il percorso propone una lettura rinnovata della presenza dell’Oriente nella residenza sabauda e valorizza i kakemono su seta, posti in dialogo con le armature da samurai del XVII secolo giunte ad Agliè attraverso la stessa spedizione. Ricordi di viaggio. Dipinti dal Giappone al Castello di Agliè è un progetto che intreccia ricerca, conservazione e valorizzazione, offrendo per la prima volta la possibilità di ammirare l’intera collezione dopo il restauro. A completare l’esposizione sono ventotto vasi giapponesi da giardino in ceramica blu e bianca, acquistati a Yokohama nel 1880: antichi contenitori per bonsai, prevalentemente originari di Seto, nella provincia di Owari, già documentati negli inventari storici del Castello.
Le opere sono state sottoposte a un intervento conservativo a cura della Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, con il sostegno della Fondazione CRT attraverso il bando Cantieri Diffusi, erogato tramite Art Bonus, e con il contributo del Ministero della Cultura.
Il restauro ha affrontato le problematiche tipiche dei supporti orientali adattati a montaggi occidentali, restituendo stabilità strutturale, leggibilità e qualità estetica a un nucleo di dipinti rimasto per lungo tempo arrotolato e custodito in deposito. La raccolta è già attestata nell’inventario del 1908, quando un corridoio del secondo piano venne denominato “Galleria detta del Giappone”, a testimonianza del radicamento di queste opere nella storia del Castello.
La maggior parte dei dipinti (disegni a inchiostro e acquerelli su carta) reca la firma del celebre pittore Kawanabe Kyōsai (1831–1889), noto per le sue scenette satiriche animate da animali, caricature e rappresentazioni della vita quotidiana, popolate da personaggi giapponesi e occidentali eseguiti con straordinaria rapidità. Alcuni kakemono e dipinti sono opere a quattro mani (gassaku), nate durante i conviviali seki-ga, performance di “pittura seduta” diffuse in Giappone tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Kyōsai è ricordato per il suo talento e per l’instancabile attività, che lo portava a dipingere per ore senza sosta; i rotoli della collezione riflettono pienamente questa produzione, caratterizzata da un segno veloce e leggero e da un tono talvolta dissacrante. Tra i soggetti ricorrenti spicca il corvo, simbolo della sua fama, accanto alle rane musicanti che suonano tamburi, saltano con altri strumenti o si prendono gioco di un serpente, diventando metafora ironica della società. In altre opere l’artista ricorre alla caricatura per raffigurare figure umane: nasi che si allungano a dismisura, gambe sottilissime tese verso frutti di kaki, giocatori di dakyu vestiti all’occidentale intenti a contendersi la palla. Non mancano poi soggetti legati al mondo naturale e botanico, secondo una tradizione profondamente radicata nella cultura giapponese, con bambù, canne e orchidee, così come scene di genere che spaziano dalla donna allo specchio alla cortigiana con il parasole, dai pescatori agli uomini che osservano con curiosità il volo in mongolfiera.
I vasi si distinguono per la brillante invetriatura blu intenso (ruri), ottenuta grazie all’aggiunta di ossido di cobalto alla vetrina trasparente. Sul fondo blu si sviluppano decorazioni geometriche e rilievi figurativi, come medaglioni, ventagli e motivi vegetali, come corolle di crisantemo, rami di pino, foglie di loto o di felce, oltre a raffigurazioni di uccelli. Le decorazioni più elaborate venivano modellate separatamente e applicate alla superficie ceramica prima della cottura, secondo la tecnica haritsuke. Fortemente tridimensionali e spesso di colore bianco, queste applicazioni creano suggestivi effetti visivi, simulando il volo di gru e passeri fukura tra boschetti di bambù su un intenso sfondo blu. Accanto a questa tipologia, la collezione comprende anche un unico grande vaso dipinto con un paesaggio e gru in tonalità di blu e azzurro.
Il nuovo allestimento è accompagnato dalla pubblicazione Ricordi di viaggio. Dipinti dal Giappone al Castello di Agliè, a cura di Laura Gallo e Giuseppe Milazzo. Il volume, edito da Editris, propone approfondimenti sulle collezioni e sul restauro ed è disponibile per l’acquisto direttamente sul sito dell’editore.
Oltre alla presentazione dei dipinti, sabato 13 dicembre, si inaugura anche la rinnovata Sala nuova, ripensata come spazio introduttivo al percorso museale. Il progetto comprende un nuovo impianto di illuminazione, pannelli grafici con una linea del tempo che ripercorre gli snodi fondamentali della storia del Castello e del Parco e un modello tattile tridimensionale dell’edificio che facilita l’orientamento dei visitatori. Nell’Ottocento la Sala nuova era destinata alle funzioni amministrative come Sala dell’Intendenza e conserva ancora oggi la volta originaria, il camino e una porta storica, valorizzati dal nuovo allestimento.
“L’allestimento dei 21 dipinti e dei 28 vasi giapponesi”, dichiara Filippo Masino, direttore delle Residenze reali sabaude, “per noi è molto più di una semplice esposizione. Restituiamo al pubblico opere che per anni sono rimaste invisibili nei depositi, e delle quali ora possiamo cogliere la delicatezza, l’ironia e la forza espressiva, rivelando quanto le loro immagini abbiano dialogato nel tempo con la storia stessa del Castello. È il primo passo di un rinnovamento che vuole riportare il Castello di Agliè a raccontarsi attraverso le sue collezioni e un invito a riscoprire uno sguardo più intimo e più consapevole sul patrimonio che lo abita”.
“Il restauro del nucleo di dipinti e degli oggetti giapponesi del Castello di Agliè rappresenta un gesto di cura verso un patrimonio che parla di incontri, di viaggi e di cultura condivisa”, afferma la presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi. “Restituire al Castello la bellezza originaria di questi beni significa offrire al pubblico non solo opere straordinarie, ma anche una nuova possibilità di comprendere come il dialogo tra mondi lontani abbia segnato la nostra storia. Sostenere interventi che uniscono ricerca, conservazione e valorizzazione è per noi un impegno costante nella tutela del patrimonio e nella sua trasmissione alle comunità di oggi e di domani”.
“L’intervento di restauro”, precisa Alfonso Frugis, Presidente del Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale”, “ha visto un coinvolgimento multidisciplinare tra i nostri Laboratori di Restauro delle aree Carta e Fotografia e Manufatti Tessili insieme ai Laboratori Scientifici e testimonia un impegno costante e un percorso condiviso tra il Centro e le Residenze reali sabaude promotrici di un rinnovamento museologico e museografico della storica residenza dinastica”.
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