Pompei raccontata da due artisti dell'Ottocento: Bazzani e de Rumine. Le mostre al MANN di Napoli


Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli in programma due mostre dedicate a Luigi Bazzani e Gabriel Ivanovič de Rumine. Gli acquerelli e le fotografie si affiancano alle collezioni storiche, ampliando la comprensione della cultura dell’abitare nell’area vesuviana.

Lo scorso 17 settembre, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha aperto al pubblico due nuove mostre che si inseriscono nel percorso della sezione permanente Domus, dedicata alla cultura dell’abitare nell’area vesuviana. Le esposizioni si propongono di ampliare l’esperienza del visitatore attraverso un dialogo tra memoria materiale, fonti documentarie e linguaggi artistici diversi, costituendo un ulteriore passo nel processo di valorizzazione del patrimonio del MANN. Accanto ai capolavori antichi, il museo conserva una consistente collezione di fotografie, acquerelli e documenti d’archivio, che offrono testimonianze uniche della percezione e dell’interpretazione del mondo antico nel corso del tempo. Le mostre, curate da Andrea Milanese, Ruggiero Ferrajoli e Domenico Pino, saranno accessibili fino al 28 febbraio 2026.

“Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli”, commenta il Direttore Generale Musei Italiani, Massimo Osanna, “non è solo luogo di conservazione, ma anche laboratorio di ricerca: indagare i nostri archivi significa far emergere nuove chiavi di lettura, che ci aiutano a comprendere le origini del mito di Pompei e il ruolo che esso ha avuto nell’immaginario europeo. Valorizzare archivi e collezioni significa restituire ai pubblici la complessità di un patrimonio che vive attraverso molteplici forme di espressione. Queste preziose fotografie ci consentono di osservare il fascino esercitato da Pompei nell’immaginario europeo da una prospettiva inedita, attraverso una forma di espressione allora del tutto nuova. La riscoperta di questo fondo è il frutto di un lavoro di ricerca e di valorizzazione del ricco patrimonio del MANN, che conferma come studio e indagine documentaria siano strumenti fondamentali per ampliare la conoscenza e, con essa, la fruizione del patrimonio.

Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN
Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN
Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN
Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN

La prima esposizione, intitolata Luigi Bazzani e la casa pompeiana, prende avvio dal restauro di diciotto acquerelli realizzati da Luigi Bazzani (Bologna, 1836 – Roma, 1927), pittore e scenografo di successo. Il MANN possiede una delle raccolte più importanti di Bazzani, insieme al Victoria & Albert Museum di Londra e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Le opere esposte costituiscono anche documenti storici delle scoperte archeologiche nelle città vesuviane. Gli acquerelli raffigurano diversi soggetti pompeiani, dal Foro al Tempio di Iside, includendo interni domestici e giardini.

Accanto agli acquerelli di Bazzani, la mostra presenta una gouache, un guazzo, di Giuseppe Marsigli, disegni di Pasquale Maria Veneri, fotografie antiche e bronzi ottocenteschi. Particolare attenzione è dedicata alla Casa del Fauno, scoperta nel 1830 e nota per la ricchezza del suo apparato decorativo, che comprende pavimenti, fregi in terracotta, il mosaico della Battaglia di Isso e la statuetta in bronzo del fauno danzante. Le opere esposte documentano sia la struttura generale dell’edificio sia le decorazioni interne, restituendo un quadro dettagliato della complessità architettonica e artistica della residenza. L’allestimento è collocato nella sala XCV, in prossimità della sezione Domus e della mostra temporanea dedicata a Gabriel Ivanovič de Rumine.

Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN
Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN

La seconda esposizione, 1859 – Un fotografo russo a Pompei: Gabriel Ivanovič de Rumine, presenta un’ampia selezione di fotografie che permettono di osservare Pompei attraverso lo sguardo di un fotografo attivo nel XIX secolo. Nel 1859, de Rumine viaggiò come fotografo al seguito del Granduca Costantino di Russia, toccando diverse città del Mediterraneo, tra cui Palermo, Napoli, Atene e Gerusalemme. Con un permesso speciale concesso dal re Ferdinando II, scattò una serie di vedute di Pompei che rappresentano uno dei più antichi reportage fotografici degli scavi, e tra i primi di grande formato realizzati in epoca in cui la fotografia era ancora una disciplina relativamente giovane.

Consapevole dell’importanza delle immagini, de Rumine inviò copie a Parigi, dove furono esposte alla Société Française de Photographie e accolte con interesse. Il MANN conserva ventotto di questi scatti su albumina, rimasti a lungo dimenticati negli archivi senza data né attribuzione. La mostra offre per la prima volta la possibilità di osservare queste fotografie insieme ad altre immagini storiche e documenti d’archivio, permettendo di ricostruire un quadro dettagliato dell’approccio alla documentazione fotografica dei siti archeologici in epoca moderna. L’esposizione si sviluppa nel Salone del Plastico di Pompei, uno spazio che, attraverso il grande modello della città, restituisce la forza evocativa e la suggestione di Pompei, enfatizzando la relazione tra rappresentazione artistica e realtà archeologica.

Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN
Allestimento delle mostre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Foto: ©MANN

Entrambe le iniziative rientrano in un più ampio progetto di valorizzazione delle collezioni grafiche e fotografiche del MANN, confermando l’interesse del museo non solo per la conservazione dei reperti antichi, ma anche per la tutela e la promozione di documenti e opere che raccontano la storia della ricerca archeologica e della percezione del patrimonio nel tempo. L’approfondimento sulle città vesuviane consente di osservare come artisti e studiosi abbiano interpretato e rappresentato Pompei, offrendo un contributo significativo alla comprensione della storia culturale del territorio.

Le esposizioni combinano diversi linguaggi espressivi, integrando acquerelli, gouache, fotografie e documenti storici. L’insieme dei materiali permette di seguire lo sviluppo delle tecniche artistiche e fotografiche nell’Ottocento, nonché di comprendere le modalità attraverso le quali le immagini hanno partecipato alla costruzione dell’immaginario europeo su Pompei. Attraverso la cura dell’allestimento, i visitatori possono confrontare i metodi di documentazione storica e artistica, apprezzando la complessità e la ricchezza dei materiali custoditi dal museo. Il percorso espositivo rappresenta anche un’occasione per riflettere sul ruolo dei musei nel preservare e rendere accessibili archivi e collezioni meno note, ma di grande valore scientifico e documentario.


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