Un viaggio nell'arte italiana tra le due guerre. La mostra alla GAM di Torino


Da Casorati a De Pisis, da Birolli a Carlo Levi: la GAM di Torino ospita la mostra “Viaggio controcorrente. Arte italiana 1920-1945”, per evidenziare il ruolo curativo dell’arte. La mostra sostiene anche una raccolta fondi contro il cancro.

Dal 5 maggio al 12 settembre 2021, la GAM di Torino apre la mostra Viaggio controcorrente. Arte italiana 1920-1945, una rassegna dedicata a un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale: venticinque anni di storia raccontati con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda (Musei Reali di Torino), facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’avvocato Giuseppe Iannaccone di Milano.

La mostra, curata da Annamaria Bava, responsabile Area Patrimonio dei Musei Reali, dal direttore della GAM Riccardo Passoni e dalla curatrice della collezione Iannaccone Rischa Paterlini, è stata voluta e ideata per evidenziare il ruolo curativo dell’Arte, quale veicolo di guarigione che attraverso la bellezza sollecita la salute del corpo come dell’anima. L’evento sostiene una raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus in occasione dei suoi 35 anni di attività. L’esposizione è realizzata in collaborazione con Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo.

Dal dialogo tra le tre collezioni, due pubbliche e una privata, nasce quindi questa mostra che ha voluto indagare, attraverso opere di grande qualità artistica, la storia, le idee, i progetti e gli scontri che caratterizzarono gli anni tra le due guerre. Questi venticinque anni della nostra storia videro nascere, dopo i turbolenti anni dell’Avanguardia, i principi di Valori Plastici che, ispirandosi alla solennità del grande passato italiano, certamente furono alla base della retorica di un’arte “fascista”, che in seguito si sviluppò nel richiamo al classicismo: un’arte che prediligeva le impostazioni chiare e sobrie, con riferimento alla purezza delle forme e all’armonia nella composizione. La collezione di arte italiana tra le due guerre di Giuseppe Iannaccone rappresenta oggi un unicum nel panorama italiano e internazionale, e nasce nei primi anni Novanta con la volontà manifesta di ricostruire un’alternativa a questa dimensione retorica e ufficiale, riuscendo a rintracciare le opere di un significativo gruppo di artisti che credettero in un’arte dalle molte possibilità espressive, in un arco temporale che va dal 1920 al 1945.

La raccolta riunisce dunque le opere di artisti le cui ricerche hanno sviluppato visioni individuali e collettive controcorrente rispetto alle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e classicità monumentale novecentista. Dalla poesia del quotidiano di Ottone Rosai e Filippo De Pisis all’espressionismo della Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), dal lavoro di scavo nel reale di Fausto Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri, alle correnti dei Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci) e del Chiarismo lombardo (Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni), fino alle forze innovatrici dei pittori e scultori di Corrente (Ernesto Treccani, Renato Birolli, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Giuseppe Migneco, Italo Valenti, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Emilio Vedova), la collezione rappresenta un’originale e importante testimonianza di una stagione creativa, complessa e vitale, dell’arte italiana del Novecento.

La mostra prevede un confronto incrociato con circa sessanta opere provenienti dalle collezioni della GAM e dei Musei Reali: un accostamento che è stato possibile perché la maggior parte degli artisti della collezione Iannaccone sono presenti nelle raccolte della GAM grazie all’incremento del patrimonio, avvenuto proprio negli anni specifici del progetto, poi proseguito fino ad oggi con la recente acquisizione del Nudo rosso di Francesco Menzio da parte della Fondazione De Fornaris. Pochi sanno che la Galleria Sabauda, oltre a capolavori dal Trecento al primo Ottocento, possiede una cospicua raccolta di primo Novecento, confluita nelle sue collezioni in seguito al riaccorpamento delle opere acquisite dal 1935 al 1942 dalla Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna per il Piemonte e la Liguria, investendo importanti risorse finanziarie per rappresentare gli esiti dell’attività degli artisti piemontesi contemporanei. Una sfida particolare è stata inoltre quella di presentare, accanto alle opere novecentesche, alcune mirate opere di arte antica della Galleria Sabauda, che si scalano tra il Cinquecento e il Settecento, particolarmente efficaci per evocare lontani ricordi, suggestioni e confronti, tematici o stilistici, che consciamente o inconsciamente sembrano aver influenzato e stimolato i nostri artisti di primo Novecento.

L’esposizione si articola in sezioni tematiche: “Interni”; “Figure”; “Allegorie e Ritratti”; “Nature morte”; “Paesaggi / vedute”, ed è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Annamaria Bava, Riccardo Passoni e Rischa Paterlini, che include tutte le riproduzioni delle opere in mostra e testi di approfondimento. Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito della GAM di Torino.

Dichiarazioni

“Questa mostra”, afferma Rischa Paterlini, “è nata con un grande input civile e sociale, quello di sostenere la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Il progetto ha visto la luce grazie alla sinergia tra il Ministero della Cultura, le istituzioni pubbliche torinesi, un collezionista milanese illuminato e una fondazione privata, che insieme hanno permesso non solo di intraprendere un dialogo tra collezioni pubbliche e private per ipotizzare una mostra che abbracci uno spaccato tra i più importanti del secolo scorso, ma anche l’opportunità, benefica e gratificante, di sostenere concretamente un istituto da sempre vicino alla ricerca e alla cura del prossimo”.

“Siamo partiti da una proposta che prevedeva di presentare solo la collezione Iannaccone in GAM, che poi è mutata nel progetto di allestire la raccolta dell’avvocato interfacciandola - visto che i nomi di artisti, le opere, l’epoca, erano perfettamente compatibili - con le opere della nostra collezione”, dichiara Riccard Passoni. “Ed è venuto fuori un discorso di chiaro interesse che meritava di essere approfondito. Infine è arrivata anche la suggestione di coinvolgere la Galleria Sabauda dentro il disegno di questo progetto espositivo, inizialmente soltanto per la parte di Novecento ma anche, in generale, alle opere della Sabauda di quell’epoca. Questa indicazione poi si è allargata, collaborando con Annamaria Bava, responsabile dell’area patrimonio dei Musei Reali, alla scelta di inserire opere di arte antica secondo un percorso che poi svilupperemo nella nostra conversazione. Ne è nato un progetto che non ci aspettavamo, in un dialogo tra collezioni pubbliche e private, non solo di arte italiana tra le due guerre, ma anche di opere di arte antica. Il modo di collezionare all’interno di un’istituzione pubblica piuttosto che di una istituzione o collezione privata è molto diverso. L’Avvocato è un collezionista particolare, un “Della Ragione d’altri tempi”, come lo ha definito Elena Pontiggia. Mai interessato alle mode del momento, quando ha iniziato a collezionare, lo ha fatto studiando e collezionando libri di storia dell’arte e si è appassionato a un determinato periodo storico; da lì, per collezionare si è lasciato condurre da due regole alle quali non ha mai disubbidito: grande qualità delle opere e coerenza con gli anni tra le due guerre dal 1920 al 1945, seguendo sempre e soltanto ciò che dettava la sua passione”.

“Anche i Musei Reali hanno subito aderito con entusiasmo al progetto, nato dall’unione di istituzioni pubbliche e private con finalità benefiche, per sostenere insieme la ricerca e la prevenzione attraverso la cultura”, sottolinea Annamaria Bava. “Per la Galleria Sabauda, che fa parte integrante dei Musei Reali, la partecipazione a una mostra incentrata sugli anni tra le due guerre poteva costituire anche l’occasione per far conoscere meglio al pubblico una delle sue collezioni meno note, cioè quella di primo Novecento, integrata in questo contesto con due raccolte di grande rilievo come quella della GAM e della collezione Iannaccone. Poche persone sono infatti a conoscenza del fatto che la Sabauda, oltre a capolavori dal Trecento al primo Ottocento, possiede un cospicuo numero di opere moderne che comprende non soltanto dipinti, ma anche sculture e incisioni. A seguito degli incontri avvenuti per definire il progetto, è sorto anche un diverso stimolo che si è poi sviluppato come una nuova sfida: quella di presentare, accanto alle opere novecentesche, alcuni dipinti o sculture di arte antica particolarmente significativi per accostamenti e confronti con le opere protagoniste della mostra”.

Immagine: Carlo Levi, Donna e frutta (1933; olio su tela, 73 x 92 cm; Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea / Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris)

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