Napoli, arriva l'opera più discussa degli ultimi anni: l'Ecce Homo attribuito a Caravaggio


Dal 24 luglio, Capodimonte ospita l’opera più discussa degli ultimi anni: l’Ecce Homo spagnolo, attribuito a Caravaggio, che viene esposto accanto alla Flagellazione di Cristo, come alla mostra di Palazzo Barberini a Roma.

Dal 24 luglio al 2 novembre 2025 il Museo e Real Bosco di Capodimonte ospita una mostra di particolare rilevanza: Capodimonte Doppio Caravaggio, che porta a Napoli l’Ecce Homo, recentemente attribuito a Caravaggio e oggi custodito al Museo del Prado di Madrid. L’opera, riscoperta nel 2021 durante un’asta della casa spagnola Ansorena, dopo essere stata esposta a Roma alla mostra Caravaggio 2025, arriva eccezionalmente a Napoli per un confronto diretto con la Flagellazione di Cristo, celebre dipinto del Merisi conservato a Capodimonte, dove si trova in deposito dal 1972 per ragioni di tutela, pur essendo proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. A Napoli, dunque, si ripropone lo stesso confronto che ha animato la recente mostra di Palazzo Barberini. La mostra, parte della serie L’Ospite che il museo napoletano dedica a prestiti e dialoghi con grandi istituzioni italiane e internazionali, si inserisce nel programma delle celebrazioni per Napoli 2500.

L’Ecce Homo, di proprietà di un collezionista britannico residente in Spagna che ha voluto rimanere anonimo, ha ricevuto ampio consenso attorno alla sua attribuzione, pur con alcune voci contrarie. Il dipinto, come ricordato sopra, era riemerso sul mercato dell’arte spagnolo nel 2021, quando fu messo in vendita dalla casa d’aste Ansorena con una base d’asta di 1.500 euro, catalogato come opera della “scuola di Ribera”. La notizia della vendita e la pubblicazione dell’immagine nel catalogo innescarono un rapido passaparola nel mondo degli studiosi e dei collezionisti, che portò in pochi giorni al riconoscimento del valore eccezionale del dipinto. L’interesse suscitato fu tale da spingere le autorità spagnole a dichiarare l’opera non esportabile, vincolandone la permanenza in territorio nazionale.

Successivamente acquisito dal collezionista privato, il quadro è stato esposto nell’estate del 2024 in una sala dedicata del Museo del Prado. Il suo arrivo a Napoli rappresenta un’eccezione alle rigide limitazioni imposte al prestito, e l’unica tappa italiana prevista prima del ritorno dell’opera a Madrid.

Caravaggio (attribuito), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 85 cm; Icon Trust)
Caravaggio (attribuito), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 85 cm; Icon Trust)
Caravaggio, Flagellazione (1607; olio su tela, 286 × 213 cm; Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, proprietà del Fondo Edifici di Culto, Ministero dell’Interno)
Caravaggio, Flagellazione (1607; olio su tela, 286 × 213 cm; Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, proprietà del Fondo Edifici di Culto, Ministero dell’Interno)

L’attribuzione a Caravaggio si fonda, secondo gli esperti che si sono espressi positivamente, su molteplici elementi. Già Roberto Longhi, nei suoi studi fondamentali sull’artista, aveva segnalato l’esistenza di una versione dell’Ecce Homo, intuendone la derivazione da un originale di qualità superiore. Maria Cristina Terzaghi ha poi ricostruito la storia del dipinto, rintracciandone il passaggio attraverso l’Academia San Fernando di Madrid nel XIX secolo e collegandolo a un Ecce Homo di Caravaggio appartenuto, nel XVII secolo, al viceré di Napoli Garcia Avellaneda y Haro. Secondo la ricostruzione della studiosa, sarebbe proprio questa l’opera originale scomparsa e ora ritrovata. Non sono mancati però pareri scettici o contrari sull’attribuzione, come quelli di Manzitti, Spinosa, Vannugli.

Il soggetto dell’Ecce Homo raffigura un momento cruciale della Passione di Cristo, collocato tra la Flagellazione e la Crocifissione. In quest’opera l’artista dispone i personaggi in profondità, evocando una loggia oscura da cui si affaccia Ponzio Pilato, mentre un aguzzino afferra il mantello di Cristo, mostrandone il corpo flagellato. Particolarmente significativa è la resa della corona di spine, che include un ramo spezzato a forma di piccola fiamma, chiaro su fondo scuro, sopra la fronte del Cristo: un dettaglio formale che contribuisce a rafforzare la simbologia dell’opera. La scelta di accostare l’Ecce Homo alla Flagellazione di Cristo, dipinta da Caravaggio per la chiesa di San Domenico Maggiore nel 1607 e oggi parte della collezione di Capodimonte, permette un confronto diretto tra due momenti della Passione e tra due opere nate probabilmente nello stesso contesto storico e culturale.

“Questa volta il nostro Ospite è davvero speciale”, sottolinea il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Eike Schmidt, “appena abbiamo saputo che l’Ecce Homo sarebbe arrivato in Italia ci siamo messi al lavoro per averlo a Capodimonte al termine della mostra romana per la quale ci è stata richiesta la nostra Flagellazione. L’Ecce Homo negli ultimi anni, com’è noto, è al centro dell’interesse scientifico e anche mediatico mondiale. Ma la nostra motivazione era forte e siamo felici oggi di poter annunciare che le due opere di Caravaggio saranno esposte nei prossimi mesi insieme sulla stessa parete della sala 62, per un dialogo unico e di immensa suggestione. Siamo quindi particolarmente grati al Ministero della cultura spagnolo, al proprietario del quadro e al Museo del Prado. Doppio Caravaggio ci sembra una bellissima proposta culturale per i 2500 anni di Napoli. Ringrazio il Sindaco Gaetano Manfredi, la Direttrice artistica di Napoli 2500 Laura Valente, e il Comune di Napoli per averci voluto affiancare nella promozione dell’esposizione”.

Il legame con il periodo napoletano del pittore è ulteriormente evidenziato dalla presenza, nella stessa sala, di un Ecce Homo di Battistello Caracciolo, proveniente dai depositi del museo. Caracciolo, tra i più fedeli seguaci di Caravaggio a Napoli, riprende in questa tela alcuni elementi compositivi dell’Ecce Homo attribuito al Merisi, a conferma della sua conoscenza dell’opera e dell’influenza esercitata da quest’ultima sull’ambiente artistico partenopeo.

La mostra napoletana propone dunque non solo l’opportunità di vedere due importanti opere a confronto, ma anche di osservare la fortuna visiva e la rielaborazione del modello caravaggesco in un artista contemporaneo. Lo storico dell’arte Stefano Causa ha sottolineato, in precedenti studi, la vicinanza dell’Ecce Homo a opere dell’ultima fase della carriera di Caravaggio, individuando riferimenti e rimandi che a suo avviso ne collocano la realizzazione tra il primo e il secondo soggiorno napoletano del pittore, anche se occorre sottolineare che le ipotesi sulla datazione giunte da parte degli studiosi che si sono espressi sull’opera sono le più varie e si dislocano lungo diverse fasi della carriera di Caravaggio.

La rassegna contribuisce anche a rinnovare l’attenzione sulle opere permanenti del museo, che possono essere rilette alla luce di un prestito eccezionale come quello dell’Ecce Homo. E a conferma dell’interesse suscitato dalla riscoperta dell’Ecce Homo, la vicenda del quadro è stata anche oggetto di una narrazione cinematografica: il documentario Il Caravaggio perduto, uscito nel 2025 nelle sale italiane e recentemente trasmesso su Sky Arte, ricostruisce le tappe del ritrovamento, le indagini attributive e il dibattito critico seguito all’identificazione dell’opera.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraCapodimonte Doppio Caravaggio
CittàNapoli
SedeMuseo e Real Bosco di Capodimonte
DateDal 24/07/2025 al 02/11/2025
ArtistiCaravaggio
TemiNapoli, Seicento, Caravaggio, Arte antica

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